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Perché le bollette si gaseranno. Parla l’authority dell’energia

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Che cosa ha detto il presidente dell’authority di settore Arera, Stefano Besseghini, sull’aumento dei prezzi del gas e delle emissioni di CO2

I “responsabili” dell’aumento delle bollette di luce e gas da luglio – rispettivamente +9,9 e +15,3 per cento – sono il “prezzo del gas sui mercati internazionali” e i “diritti per le emissioni di CO2”, ovvero il mercato europeo per la compravendita di quote di inquinamento. Lo ha spiegato oggi il presidente di Arera (Autorità di regolazione per energia reti e ambiente), Stefano Besseghini, al quotidiano la Repubblica. “Fino a quando i loro valori resteranno ai massimi sarà difficile che ci possa essere una inversione di tendenza”, ha detto Besseghini. “Anche perché sono strettamente connessi alla transizione energetica in atto. Per questo motivo occorrono interventi strutturali a sostegno dei consumatori e delle imprese, sulla scia di quelli già presi dal governo”.

COSA HA FATTO IL GOVERNO

Per tamponare l’aumento del costo delle bollette energetiche per i consumatori, il governo Draghi ha destinato 1,2 miliardi di euro del decreto Lavoro e imprese alla riduzione degli oneri di sistema. Senza questo intervento, il rincaro delle tariffe sarebbe stato maggiore: 280 euro all’anno in più per famiglia, invece che 50, secondo il Corriere della Sera.

COSA SUCCEDE AI PREZZI DELL’ENERGIA IN EUROPA

I prezzi dell’elettricità e del gas stanno crescendo un po’ ovunque nel mondo, dagli Stati Uniti all’Europa all’Asia: c’entra la ripresa dell’economia e quindi della domanda energetica, favorita a sua volta dall’andamento delle campagne di vaccinazione contro il coronavirus e dalla rimozione delle restrizioni. L’impennata dei costi si sta facendo sentire molto in Europa: stando a Bloomberg, i prezzi del gas sono aumentati di quasi il 90 per cento quest’anno. Le cause sono essenzialmente due. Da un lato, lo scorso inverno è stato più freddo del solito: c’è stata una grande domanda di energia per il riscaldamento e ora le scorte sono su livelli bassi. I livelli di inventario di luglio sono infatti ai minimi da oltre un decennio. Dall’altro lato, l’offerta non è sufficiente. La Russia non sta inviando volumi sostanziosi di gas naturale verso l’Europa attraverso l’Ucraina. E i paesi asiatici stanno acquistando (e rimuovendo dal mercato) tanti carichi marittimi di gas naturale liquefatto (GNL), necessari per l’alimentazione dei sistemi di raffrescamento contro il caldo estivo. Il quadro potrebbe venire aggravato dalla chiusura, nei prossimi giorni, di due gasdotti: il Nord Stream 1 tra Russia e Germania chiuderà per dieci giorni per lavori di manutenzione; fuori uso sarà anche la condotta Yamal-Europe (dalla Siberia russa alla Germania), dal 6 al 10 luglio.

BRUCIARE IL CARBONE?

Per garantire forniture di energia elettrica adeguate e a prezzi abbordabili, visti i costi del gas, Bloomberg scrive che l’Europa dovrà bruciare maggiori quantità di carbone: anche l’output degli impianti di fonti rinnovabili, infatti, è basso.

LA RIFORMA DEL MERCATO DELLE EMISSIONI

Non è tutto. Il 14 luglio la Commissione europea dovrebbe presentare la riforma per l’inasprimento delle condizioni del mercato delle emissioni (ETS), in modo da favorire il raggiungimento dell’obiettivo di riduzione delle emissioni al 2030. Si tratta di un sistema che permette alle aziende di vendere e acquistare delle quote di emissioni di CO2 che vengono assegnate loro ogni anno. Il tetto massimo delle emissioni concesse alle imprese o alle società energetiche viene progressivamente abbassato per ridurre la possibilità di inquinare, mentre il prezzo delle quote di CO2 si alza, andando a sostenere il passaggio alle fonti di energia pulite. Repubblica scrive che tre anni fa queste quote avevano un prezzo di 5 euro per tonnellata di CO2; nell’ultimo anno però sono arrivate a 25-50 euro a tonnellata, fino a un massimo storico di 56. Questi prezzi, scrive il quotidiano, “vengono poi ribaltati su tutta la filiera e finiscono per esser essere pagati dalle aziende e dalle famiglie. In buona sostanza, imprese e consumatori rischiano di pagare le politiche per il contenimento delle emissioni”.

COSA DICE BESSEGHINI

Il presidente di Arera, Besseghini, ha detto a Repubblica che a breve “la Ue rivedrà i meccanismi delle regole con cui vengono distribuite le quote. Ma è difficile che i prezzi possano calare, perché lo scopo con cui sono nati i diritti è quello di fare efficienza. Per cui le aziende saranno invogliate a farlo solo se i costi di diritti rimarranno alti”. Secondo Besseghini “occore ‘giustezza della transizione’” dai combustibili fossili alle rinnovabili: “non bisogna far pagare a imprese e cittadini lo scotto della transizione”, ha aggiunto. “Già abbiamo abbastanza opposizioni alle rinnovabili, non possiamo anche aggiungere le proteste per il caro bolletta”. Per contenere i rincari delle bollette, il presidente dell’authority propone di utilizzare i fondi che i singoli paesi europei ottengono dalle vendita delle quote di CO2. È quello che ha fatto il governo Draghi nei giorni scorsi.

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